domenica 25 gennaio 2015

IL PADRONE DEL PAESE

IL PADRONE DEL PAESE 2^ puntata.
Storia semiseria di un paese di provincia
2^ puntata
Il padrone del paese , personaggio mitologico (come abbiamo già detto), trova le sue radici nella notte dei tempi. 
Il padrone del paese era molto corteggiato da chi doveva trarre profitto da ogni sua azione. Fu cosi che nel suo regno, arrivarono carrozze enormi guidate da gente senza scrupoli che, all’ordine di un signorotto locale a cui piaceva tanto il gioco della morra (dal napoletano ca…morra) cominciarono a portare ciò che non serviva alle persone che erano in una valle incantata, detta anche valle padana. A seguito di ciò, il signorotto locale, che aveva cominciato ad arricchirsi,  mangiò tante di quelle cibarie da gonfiarsi all’eccesso, diventando “ntufato”, che deve intendersi di colui che è gonfiato all’eccesso. Il padrone del paese, per questi avvenimenti, ebbe, per la prima volta, molte critiche dai suoi sudditi. Spazientito dal fragore di siffatta protesta, il padrone del paese rassicurò i suoi sudditi dicendo loro che nessun danno alla loro salute si sarebbe verificato e che, nel caso in cui qualcuno si fosse sentito male, poteva mettere a disposizione un medicatoio sito nel circondario avellinese, precisamente nel regno di Praedium Badianum tanto decantato dal famoso autore di brani partenopei, quel Salvatore Gambardella autore delle celeberrima canzone Marinariello del 1893. Il padrone del paese, però, venne smentito clamorosamente. Il luogo dello sversamento, detto ardovinus (amico ardito) si rilevò molto pericoloso per la salute dei sudditi tanto da causare la morte di molti di essi che, comunque, non persero le speranze continuando ad acclamare il padrone del paese come autentico benefattore. Ancora oggi è notoria la fama e la stima che i sudditi ripongono in lui nonostante i fatti narrati. 
Il padrone del paese, intanto, visto che il suo regno abbisognava di luoghi dove i fanciulli potessero dilettarsi, decise di far costruire un luogo in cui venisse speso il tempo libero, un luogo di lettura detto anche schola. In accordo con la  sua corte, decise di chiamare gente del ducato di persone a lui ben conosciute, facenti capo al Principe del Casale. I geni dell’aedes ficium (costruire, realizzare) decisero di regalare al padrone del paese, un luogo dove i fanciulli, liberi dagli impegni della scholapotessero dilettarsi sotto gli occhi dei precettori, praticamente un parco giochi. Il padrone del paese, però, non aveva fatto i conti col Principe del Casale il quale, essendo amico del signorotto ntufato di cui abbiamo parlato in precedenza, molto avido di denaro, mandò anch’egli tante carrozze provenienti dalla valle padana. Effettivamente il Principe del Casale, aveva capito che i gendarmi presenti in quelle aree, nulla facevano e, di conseguenza, si senti autorizzato anch’egli a sversare ogni tipo di materiale. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, i sudditi del padrone del paese non sanno cosa sia effettivamente accaduto. 
Il padrone del paese, però, era anche sbadato. Non si accorse che un suo esattore gli stava svuotando le casse del regno. Se ne accorse, però, il suo seguito a corte. Non appena si seppe la notizia, tanti cortigiani ne approfittarono. Chi minacciava, chi chiedeva prestiti (mai restituiti), chi si arricchiva. Quando se ne accorsero, o fecero finta di accorgersene perché scoperti (non si è mai capito chi, effettivamente, se ne accorse), mancavano dalle casse del regno 13 miliardi di ducati, che all’epoca erano tanti bei soldini. Stranamente nemmeno chi era valente nell’arte di fare i conti, se ne accorse, o meglio, se ne accorse ma fece finta di niente. In verità i magistratus chiedevano sempre chiarimenti sia a chi doveva far di conto, che al padrone del paese che ad un suo fido collaboratore che proveniva dal granducato di Ferrara. Nessuna risposta venne mai fornita, si legge nelle carte dell’epoca. Ancora oggi, i sudditi attendono la restituzione del maltolto. 
Il padrone del paese aveva capito che, oltre che a venerare la dea TERRA DEI FUOCHI, i suoi sudditi vivevano nella cosiddetta TERRA DEI CACHI. In effetti, questa terra è conosciuta per gli scandali, per il pizzo, per la malasanità, per gli episodi di criminalità mai puniti, per la passione per la pizza e gli spaghetti. Il padrone del paese aveva capito tutto ciò ed aveva approfittato dell’ingenuità dei suoi sudditi i quali, sebbene, come detto in precedenza, il regno aveva causato tanti lutti, si dilettavano a venerare il loro semidio.
Il padrone del paese… si rimanda alle prossime puntate.                                            Continua…
Gennaro Scognamiglio

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